Plumcake

Per difendermi un po’ dal freddo che nei giorni scorsi mi assediava, ho provato a fare il plumcake con la marmellata.

L’ho cotto un filo di troppo e quindi non è rimasto umido in mezzo, come dovrebbe essere, inoltre questa era la ricetta senza yogurt, quindi magari doveva venire così di natura.

Per le marmellate ho usato un set di 6 marmellatine monodose tipo albergo che ho trovato alla coop.

Torta verdurosa

Per sfruttare un avanzo di coste di bietola e un po’ di zucca, ho provato a fare una torta bicolore. La ricotta è straordinariamente difficile da trovare qui a Losanna, però sono riuscito a procurarmene due confezioni di contrabbando, prodotta in Germania.

Torta prima della cottura
Torta prima della cottura

Un giorno che vado in centro a Losanna mi devo ricordare di andare ad esplorare un nuovo negozio chiamato “Formaggeria Italiana” che si trova da qualche parte in Rue du Tunnel. Visto il nome, si spera abbiano formaggi freschi come stracchino, ricotta e robiola che al supermercato sono introvabili.

Torta cotta
Torta cotta

Al gusto non è venuta malissimo. Il ripieno mancava di sale, la parte con le bietole piangeva la mancanza di maggiorana e noce moscata. Sulla pasta ho parecchio spazio di miglioramento. Creare uno spazio dove spianarla potrebbe già essere un bel passo avanti.

Il ciclo barocco di Neal Stephenson

Il Ciclo Barocco, di Neal Stephenson è una serie di tre libri ambientati a cavallo tra il ‘600 ed il ‘700. Raccontano una storia inventata, ma basata su fatti e personaggi storici realmente esistiti. C’è Cromwell, c’è il puritanesimo e la lotta interna tra inglesi papisti, puritani, giacobiti, ecc., c’è Newton, Leibniz e l’inizio della filosofia naturale (la scienza moderna).

Sullo sfondo di tutto ciò Stephenson scrive delle vicende di Daniel Waterhouse (un amico di Newton), di Jack Shaftoe (il re dei vagabondi) e di Eliza de la Zeur (una donna di cui è facile innamorarsi) in una storia complessa e affascinante, con continui colpi di scena e viaggi in giro per tutto il mondo. Tra l’altro i nipoti di questi personaggi sono tra i protagonisti di Cryptonomicon (vedi sotto).

Le dimensioni del Ciclo Barocco possono spaventare, visto che è composto da più di 3000 pagine, ma la qualità è altissima ed il divertimento assicurato. Lo sfondo storico non è per niente noioso e, anzi, è stato per me molto interessante, visto che descrive la nascita del sistema scientifico ed economico moderno.

I primi due volumi del Ciclo Barocco sono stati pubblicati anche in italiano, con i seguenti titoli:

  • Argento Vivo (Quicksilver)
  • Confusione (The Confusion)

Il terzo (The System of the World) non è ancora stato tradotto. Ho chiesto informazioni agli agenti di Stephenson e se ci saranno novità, aggiornerò il post.

Aggiornamento:
Rizzoli, il possibile editore italiano, “sta considerando il titolo”. Invece gli agenti americani di Stephenson dicono: “yes, the third will be published”. Nessuna data, ovviamente.

Da casa al lavoro per immagini

Stamattina, vista la bella giornata, sono andato a lavorare a piedi e ho portato con me la macchina fotografica per fare un riassuntino.

Municipio di Denges
Municipio di Denges

Si parte dalla ridente cittadina di Denges, che il sindaco ci dice avere abitanti di 31 nazionalità differenti. La pagina di Wikipedia riporta altre statistiche, un totale di circa 1500 abitanti, di cui 30 (ora 31) parlano italiano.

Questo è il municipio, con la campana che suona le ore ed una simpatica signorina che si occupa dei permessi di soggiorno per noialtri immigrati. Denges si trova sul bordo di una delle più grandi stazioni di smistamento ferroviario della Svizzera. 24 ore su 24, tranne la domenica, vengono costruiti treni in un sistema che, se fosse possibile vederlo dall’altro, sembrerebbe quasi una partita di tetris.

Passata la strada principale si entra nel paese vecchio, una serie di casette addossate una all’altra e un paio di piccoli vicoli chiusi alle auto.

Villaggio storico
Villaggio storico

Il paese è molto piccolo e il centro storico, correndo lungo un lato della strada principale, è composto soltanto da due file di case.

La maggior parte del terreno intorno al paese è dedicato ad attività agricole. In questi sei mesi ho visto coltivare di tutto, insalata, fragole, lamponi, grano, mais, mele, pere, patate e cipolle.

Albero di mele
Albero di mele

Non a caso, avvicinandoci al piccolo fiumiciattolo (sì è tutto piccolo qui) chiamato Venoge, incontriamo un melo, carico di frutta.
È ancora un po’ presto e le mele sono verdi, ma fa comunque bella impressione.

Il ponte di Denges
The small bridge over the Venoge, in Denges, the little town where I was living. It was on the way to work, when I went on foot. It is the most recognizable symbol in the little town.

Subito dopo si incontra il famoso ponte di Denges, in pratica l’unica struttura di rilievo nel raggio di qualche chilometro. Non a caso viene messo in copertina del depliant turistico del comune.

La Venoge

La Venoge segna, in quella zona, il confine tra il distretto amministrativo di Morges e quello di Losanna e, cosa che mi interessa più da vicino, il confine della zona in cui vale l’abbonamento del bus di Losanna (cioè non vale dove abito).

Via Francigena
At the other end of the Denges’ bridge there is a crossing with another path: it is the Via Francigena, an ancient pilgrim path that connects Canterbury and Rome.

Appena superato il ponte si incontra subito un altro sentiero, si tratta niente popò di meno che della Via Francigena, un antico percorso di pellegrinaggio tra Roma e Canterbury, che ancora oggi è usato e, almeno in certi tratti, manutenuto.

Se volessi andare sulla spiaggia sul lago, qui girerei a destra, ma invece mi aspetta una giornata di lavoro e quindi tiro dritto.

Campi

Si entra ora nel comune di Ecublens, alla periferia di Losanna, ma ancora abbastanza lontano dalla città da avere estesi campi coltivati.

Anche qui ho visto coltivare di tutto, con un continuo ciclo. Nel campo a destra hanno raccolto di recente delle patate, mentre a sinistra adesso c’è del granoturco, più avanti ci sono cipolle, che hanno raccolto oggi.

Renges
Renges

Passati i campi c’è Renges, un minuscolo paesino senza una pagina di Wikipedia tutta per sé. Per ricordarci che siamo in Svizzera, una Porsche fa capolino da sotto un telo.

Avendo ormai superato la metà della strada da fare, imbocchiamo un sentiero (anche lui asfaltato) che sale su per una collinetta.

Questa è la zona “bene” di Ecublens, dove, si dice vivano i professori (ma solo quelli ricchi) dell’EPFL, dove lavoro.

Vista sul lago
Vista sul lago

Non a caso, arrivati in cima, c’è una bella vista sulla Francia dall’altra parte del lago e sul Jura, verso Ginevra. Tutta la zona qui è a traffico limitato solo per i residenti. Si vedono spesso bambini che giocano in strada con le biciclette, senza supervisione.

Poco più in basso c’è una scuola, i cui campi sportivi sono sempre a disposizione per tutti. È una zona silenziosa di villette molto carine, coi giardini curati fino al singolo filo d’erba e le auto tirate a lucido. A parte qualche Jaguar, si vedono auto normali, mi immagino che le Ferrari le tengano nei garage coperti.

The ODY tower and, below, the curves of the EPFL library.
The ODY tower and, below, the curves of the EPFL library.

Proseguendo ancora qualche centinaio di metri si arriva, finalmente, all’EPFL, politecnico migliore d’Europa, con 7000 studenti, la maggior parte dei quali in costante ricerca di un tetto sotto cui dormire, 11 mense con menù online aggiornato quotidianamente, sistema di biciclette gratuito, spaccio, ufficio postale e mercatino di frutta, verdura e formaggi ogni lunedì.

In questo edificio, che si chiama BC, ha sede la scuola di Computer Science. Il mio ufficio non è qua, ma in un edificio subito dietro (molto più brutto). All’ultimo piano, oltre all’ufficio d’angolo del mega direttore, c’è una mensa, coi tavoli all’esterno con vista sul lago e sulle Alpi. Più di una volta ho fatto colazione lassù.

South-west corner of the BC building, the main site for the IT school in EPFL.

Proseguendo verso il mio ufficio, ormai a qualche metro di distanza si attraversano corridoi di uffici e zone comuni, dotate di lavagne dove chiunque può scrivere e meditare e chiunque altro può avvicinarsi ed intervenire.

A common space in the BC building, with an intranet terminal, couches, whiteboard and WiFi.

Merlo fotografia

Lo studio Merlo è uno studio fotografico gestito da due fotografi, Roberto e Marco. Mi è capitato di conoscerli tramite una collega e diverse volte mi invitato ad andare con loro per dare una mano a eventi di vari tipo. Qui sotto c’è una carrellata degli eventi più importanti.

Li ringrazio molto per le varie gite e per avermi fatto vivere dal vero il mondo della fotografia professionale.

Tall ships (2010)

Foto della Garibaldi Tall Ships Regatta 2010, regata di navi e barche a vela, da Genova a Trapani ad aprile 2010.

Kaliakra
The Kaliakra is a Bulgarian sail training vessel. She was built at the Gdansk Shipyard, Poland in 1984.

Sfilata auto storiche (2009-03-21)

Sfilata con piccola gara amatoriale di auto storiche, presso la Marina dell’aeroporto.

Gita all’Acquario (2008-12-14)

La mia povera D40 ha mostrato qualche limite, con gli ISO bassi per evitare il rumore e i pesci che si muovevano continuamente.

Elicottero (2009-01-19)

The helicopter I flew with was an “Aluette II”, privately owned. I was a passenger in a photo flight made around a construction site over the Erzelli hill.

Ho fatto un giro in elicottero tra Bolzaneto, Borzoli e Campi. Spero che mi ricapiti (alla fine ho fatto solo da contrappeso…) perché mi sono divertito un mondo!
Peccato per il tempo e per la portiera che mi ha un po’ annebbiato e distorto le foto, ma in effetti sul momento ho ringraziato che non l’avessero tolta come dal lato del fotografo.

Grazie ancora allo studio Merlo!

Casa dolce casa

Dopo una rapida escursione a Losanna di due giorni (ed una notte), son tornato giù con due contratti firmati ed un po’ di documentazione varia.

Intanto ho una casa, un piccolo monolocale con vista sul lago, un po’ caro forse, ma a stress zero. Potrò andare a lavorare a piedi e nell’affitto sono compresi tutti i servizi e le bollette (persino luce, tv via cavo ed Internet). Per ora il contratto l’ho fatto per due mesi, ma è rinnovabile e conto di rimanere lì per un po’, a meno di non scoprire qualche orribile difetto. Il proprietario, una signora che si occupa anche del ristorante al piano terra, non ha voluto garanzie di nessun tipo. L’affitto si paga in anticipo, ci sono 500,- CHF di caparra per eventuali danni e 200,- CHF di pulizia finale, quando si lascia l’alloggio definitivamente.
Non ha fatto storie per vedere contratti di lavoro, permessi di soggiorno, lettere di referenza o altro, come vogliono altri.
Per uno che si trasferisce dall’estero è impossibile fornire quei documenti se non dopo un po’ che si trova sul posto e quindi, o si dorme sotto un ponte, o si cerca di affittare da qualcuno con un po’ di sale in zucca.

Subito dopo sono andato in comune, a 200 metri dalla casa, per chiedere informazioni per il permesso di soggiorno (ora che ho un indirizzo postale svizzero posso chiederlo). Una signora gentile si è sforzata di capire il mio francese e mi ha spiegato come funziona, confermando quello che avevo letto su Internet. Mi ha lasciato i suoi contatti diretti nel caso avessi altre domande ed un foglio con le caratteristiche richieste per la foto.
La domanda vera e propria la farò tramite l’EPFL i primi giorni di Febbraio, quando effettivamente mi trasferirò su.

Infine sono andato all’ufficio personale dell’EPFL per firmare il contratto di lavoro. Dopo un momento di panico hanno capito cosa volevo da loro e hanno recuperato i documenti. Le persone che se ne sono occupate erano in ferie e hanno dovuto scartabellare un po’. Mi avevano mandato già tutto per posta prima di Natale, ma non avevo mai ricevuto nulla. Quando gliel’ho detto, mi hanno risposto: “Sì, è un problema che abbiamo spesso con l’Italia”. Evvai.

In realtà ci ho messo poco più di un’ora a fare tutto e quindi mi son scoppiato 9 ore di macchina, tra andata e ritorno per così poco. Però son contento e ora posso rilassarmi. So che ho una casa, cosa c’è dentro (e quindi cosa mi devo portare il giorno del trasloco), ho in mano il contratto di lavoro (che male non fa) e so esattamente cosa devo fare il primo giorno in cui sarò in Svizzera: fare domanda per il permesso di soggiorno e con il foglio temporaneo che mi daranno, andare alla banca per aprire un conto.

Perdido Street Station di China Miéville

In un’enorme città tentacolare, che per tanti versi mi ricorda Ankh-Morpork, un inventore umano, un criminale uomo-uccello a cui sono state strappate le ali per punizione, un’artista donna-insetto che crea sculture con la saliva e delle macchine diventate senzienti a causa di un virus lottano per salvare sé stessi e il resto della città.

In realtà è tutto un gran casino e la storia ci mette un po’ a ingranare. All’inizio ci sono troppi personaggi, troppe razze più o meno aliene, troppi nomi di posti, poi pian piano la storia prende un certo ritmo e lo segue in un crescendo di scene d’azione sempre più spettacolari. L’abbondanza di descrizioni aumenta sia lo spaesamento iniziale, sia l’interesse nelle parti successive.

Alla fine il giudizio è positivo, anche se non so se me la sento di leggere anche gli altri due libri della serie (The Scar e Iron Council). Forse mi si chiarirebbero un po’ di cose che sembrano gettate lì, tanto per complicare la faccenda, come le enormi ossa che spuntano in mezzo alla città o i diavoli a cui il sindaco chiede aiuto.