Perdido Street Station di China Miéville

In un’enorme città tentacolare, che per tanti versi mi ricorda Ankh-Morpork, un inventore umano, un criminale uomo-uccello a cui sono state strappate le ali per punizione, un’artista donna-insetto che crea sculture con la saliva e delle macchine diventate senzienti a causa di un virus lottano per salvare sé stessi e il resto della città.

In realtà è tutto un gran casino e la storia ci mette un po’ a ingranare. All’inizio ci sono troppi personaggi, troppe razze più o meno aliene, troppi nomi di posti, poi pian piano la storia prende un certo ritmo e lo segue in un crescendo di scene d’azione sempre più spettacolari. L’abbondanza di descrizioni aumenta sia lo spaesamento iniziale, sia l’interesse nelle parti successive.

Alla fine il giudizio è positivo, anche se non so se me la sento di leggere anche gli altri due libri della serie (The Scar e Iron Council). Forse mi si chiarirebbero un po’ di cose che sembrano gettate lì, tanto per complicare la faccenda, come le enormi ossa che spuntano in mezzo alla città o i diavoli a cui il sindaco chiede aiuto.