Stellaris

È un videogioco di gestione e strategia spaziale e ha vinto non so quanti premi, recensioni ottime e voti strabilianti.

Ci sono sistemi solari, razze aliene e tutti i grandi classici di un civilization: popolazione, risorse, ricerca, guerra e diplomazia.

Bello è bello, ricchissimo di dettagli e di parametri da seguire e calibrare. Inizia a mostrare delle crepe dopo diverse ore di gioco: i filoni di ricerca si esauriscono e diventano dei costosissimi, minuscoli incrementi ai sistemi d’arma. Peggio ancora si perde il poco controllo che si aveva sulla produzione e consumo di risorse. All’improvviso non ci sono più minerali, perché? Boh. Poco dopo sovrapproduzione, senza aver cambiato nulla.

La mia partita era composta da una galassia pacifica, qualche piccola guerra, qualche pirata un po’ triste e grandi alleanze, trattati commerciali, scambi scientifici. Nessuno investe nella guerra.

La partita diventa noiosa, i pianeti sovrafollati senza vita d’uscita, la ricerca non da più frutti rivoluzionari, i criteri di vincita sono lontani.

All’improvviso arrivano dei cattivoni extradimensionali. Nessuno è preparato alla guerra. Due imperi spariscono nel giro di qualche minuto di gioco.

Cerco di trasformare l’economia in una macchina da guerra… La flotta più grossa che riesco a mettere insieme, che consuma la maggior parte delle risorse di un’economia oramai completamente squilibrata, in un sistema solare fortificato con tutto quello che avevo… I cattivoni passano e sono talmente forti che distruggono tutto senza fermarsi.

Le alleanze non funzionano, nessuno aiuta nessuno. Cerco di rimediare agli squilibri economici prima che sia troppo tardi, ma non ho gli strumenti per capire le fluttuazioni immense nelle materie prime.

Chiudo il gioco, svogliato, convinto che gli sviluppatori debbano rivedere gli equilibri interni del gioco. Troppi parametri, difficile capirne l’impatto, rendono il sistema gioco troppo complesso, in un equilibrio instabile in cui un disoccupato di troppo fa cadere un impero galattico.