Altro wardriving

Ieri pomeriggio, in mezzo ai miraggi e alle onde di calore che si sprigionavano dall’asfalto, si potevano osservare due tizi che camminavano con fare intento per la strada, uno con un portatile aperto tra le braccia e l’altro con un’antenna in una mano e un cavetto nell’altra. Entrambi guardavano alternativamente lo schermo del portatile (completamente illeggibile a causa del sole) e una piccola sporgenza sul tetto di un palazzo, sei piani più in alto, come se potessero vedere le onde elettromagnetiche.

Ecco qualche dato utile: per cominciare, se ancora c’erano dei dubbi, le piccole antenne integrate nelle schede PCMCIA fanno abbastanza pena e sono adatte solo a distanze sotto i 50m. Ma non appena si entra nel magico mondo delle antenne esterne, si può facilmente quadruplicare quella distanza.
Su collegamenti punto a punto con il WiFi si possono fare anche dei chilometri, ma qui sto parlando di un access point che irradia a 360° con una potenza di 84mW (ben al di sotto dei 100mW di legge in Italia).

Altra informazione utile è che al di sopra dei 120-150m la copertura arborea della strada ha fatto cadere la connessione, che però si è subito ripresa a livelli accettabili a 200m, dove non c’erano più alberi nella linea d’aria tra noi e l’antenna sul tetto. Infine abbiamo osservato che le informazioni fornite da /proc/net/wireless su Linux sono in ritardo di circa 20 secondi rispetto alla realtà perché, probabilmente, il driver fa una qualche media sui dati che riceve dalla
scheda.

I prossimi passi sono: provare ancora un’altra antenna, misurare l’ampiezza di banda (netperf?) e provare un multihop un po’ più complesso.